Racconto “Una sera d’estate a Chefchaouen”

Racconto “Una sera d’estate a Chefchaouen”

Nota

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Creazione a cura di Tania, del blog My Crea Bookish Kingdon

Cari TalesTellers, dopo un mese di marzo completamente da dimenticare dal punto di vista della scrittura, sono felice ed emozionata di essere qui quest’oggi a pubblicare il racconto di aprile.

Anche questa volta ho scelto di unire in un’unica storia le richieste di due diverse sfide, perché da un certo punto di vista molto simili tra loro. Il racconto che andrete a leggere quindi, come per marzo, risponde alle consegne della rubrica Storytelling Chronicles, ideata da Lady C. de La nicchia letteraria e dell’appuntamento con #narratoridistorie, organizzato da Christine sul gruppo Facebook Ritrovo scrittori anonimi e (s)bloccati.

Per l’appuntamento di aprile con la rubrica di Lara, il tema da seguire era quello del sogno, a nostra libera interpretazione. Potevamo sceglierlo come elemento del racconto, ma anche traslarlo sull’ambientazione, sui protagonisti, ecc. dando libero sfogo alla nostra fantasia. Per la sfida di Christine in #narratoridistorie ho ottenuto al lancio del dato un +3. La casella da affrontare è stata quindi la 13, “Ma sei già qua? Non ci credo.”, indicata dal colore indaco, con la caratteristica della stranezza e con consegna “Nessuno pensava potesse succedere questa cosa.”, il tutto corredato dal bellissimo imprevisto 19, “Ma è un gatto che parla?”.

Quale sarà il risultato dell’unione di questi strambi elementi? Vi lascio alla lettura di questa storia ambientata nella meravigliosa città azzurra di Chefchaouen per scoprirlo. Spero che questo viaggio in Marocco possa piacervi tanto quanto io ho apprezzato scriverlo 🙂 Buona lettura!

Una sera d’estate a Chefchaouen

A Chefchaouen il silenzio non esisteva.
Che fosse pieno giorno o tarda notte, un vociare indistinto di persone, animali e oggetti di ogni tipo dava vita alla melodia della città blu, una sinfonia che accompagnava i suoi abitanti come la rassicurante voce di una madre, i suoi visitatori come la colonna sonora di un viaggio che non avrebbero mai dimenticato.

Zafira, sfinita dalla giornata di lavoro, cullata da quell’insieme indistinto di suoni a cui nel corso della sua esistenza si era andata assopendo senza tuttavia mai smettere di apprezzarla, se ne stava naso all’insù sul tetto del piccolo riad ad assaporare l’aria impregnata di umidità e delle spezie che i vicini avevano utilizzato per preparare le loro tajine quella sera. Un profumo che, ovunque si fosse trovata nel mondo, avrebbe saputo riconoscere anche col naso tappato, perché sapeva di casa.

Il cielo, di una sfumatura di indaco allo stesso tempo più chiara dell’oceano eppure più scura delle mura della sua umile dimora, era cosparso di stelle, una tela dipinta di diamanti che, le aveva ripetuto in continuazione la madre sin da quando era bambina, erano stati d’ispirazione nella scelta del suo nome, Zafira, “la cosa più bella”.

Dal suq, i borbottii dei mercanti intenti a contrattare sugli ultimi affari della giornata arrivavano distintamente alle sue orecchie. Adnan e Yoosuf stavano continuando a discutere sul prezzo della curcuma, il primo implorando uno sconto, il secondo non piegandosi nemmeno per pietà alla dura legge degli affari.
Zafira ridacchiò tra sé e sé immaginando le espressioni sui volti dei due, prima di lasciarsi andare a un lungo sbadiglio, le braccia di Morfeo sempre più vicine.

«Ciao Alì» salutò quando il gatto randagio che aveva preso a sfamare da qualche anno a quella parte la raggiunse, miagolando. «Non sono riuscita a prendere niente dalla cucina per te questa sera, piccolino» aggiunse, scusandosi con l’animale.
«Ma come? E mi lasci senza cena?» rispose lui, impettito.
Sbigottita, Zafira si mise a sedere, strofinandosi gli occhi. «Alì, ma tu… parli?»
«Meow?» rispose lui di rimando, uno sguardo interrogativo dipinto sul muso.
«Devo essere impazzita» si disse Zafira, alzandosi in piedi e affacciandosi al cornicione.

Era stata una giornata sfiancante: in piedi sin dalle prime luci del mattino, aveva dovuto attraversare per una decina di volte le vie della città per soddisfare questo o quell’ordine di Hassan, il direttore del riad nonché suo datore di lavoro. Rientrata dalle commissioni, le era toccato rassettare le stanze, preparare pranzo e cena per gli ospiti, spazzare i pavimenti e innaffiare il giardino, arido quanto il deserto dopo l’ennesima settimana senza l’ombra di precipitazioni. Ora, con la luna già ben alta nel cielo notturno sopra la città, su di lei la stanchezza si stava facendo sentire, mentre di sotto le strade continuavano a brulicare di gente e di vita.

«Immagina come sarebbe bello, Alì, chiudere gli occhi e ritrovarsi lì, in mezzo a loro, a visitare la città come fosse la prima volta, perdendosi nelle sue vie, lasciandosi guidare soltanto dai rumori e dai profumi e dalle voci…»
«Oh, sarebbe fantastico!» ribatté lui, accompagnando le parole a dolci fusa.
Zafira guardò nuovamente il suo fedele amico. «Tutto questo è davvero strano Alì» disse, scuotendo la testa. «Tutto questo è davvero molto strano.»
«Meow?» rispose lui, mostrando un’espressione altrettanto confusa.
«Forse sto sognando… sì, sto sognando, non c’è altra spiegazione!» si disse Zafira, accarezzando la schiena di Alì. «I gatti non parlano.»

«Zafira, c’è bisogno di te quaggiù!» urlò Hassan dal giardino.
La ragazza si svegliò di soprassalto. «Arrivo!» rispose, la gola ancora impastata dopo il troppo breve sonnellino. «Torno presto piccolino» aggiunse guardando il micio. «E con la cena!» promise. Alì miagolò felice, le fusa un continuo a sottolinearne la soddisfazione.

Scese le scale dal tetto alla hall in meno di dieci secondi.
«Si può sapere con chi stavi parlando lassù?» volle sapere Hassan non appena lo raggiunse.
«Se te lo dicessi non mi crederesti…» rispose Zafira.
«È meglio che tu non mi nasconda degli estranei sul tetto, ragazzina!»
Zafira chinò la testa. «Non oserei mai.»
«Buon per te. Ho bisogno che tu vada da Yoosuf a comprare un po’ di zenzero per i nostri ospiti, altrimenti domattina resteranno senza colazione, e noi non vogliamo restino senza colazione, giusto?»

Zafira osservò rapidamente la luna alta nel cielo. «Ma saranno almeno le undici passate! Yoosuf sarà stanco. Non posso andarci all’alba?»
«Non sono ancora le dieci e mezza, per essere precisi, ma questo non fa alcuna differenza. Ho bisogno che tu ci vada ora. Di corsa. Tra l’altro, non mi sembra che Yoosuf stia battendo la fiacca, al contrario, lo si sente contrattare fin qui!»
«D’accordo, d’accordo!» gli rispose a malincuore. «Ci vado.»
«E non farti spennare quanto Adnan!» si raccomandò lui.
Zafira ridacchiò, indossando la borsa a tracolla. «Non preoccuparti, Hassan. I tuoi soldi sono al sicuro con me!»
«Lo spero bene, altrimenti…»
«Me li togli dalla paga, lo so, lo so. Ormai l’ho imparato!» lo sbeffeggiò lei, avviandosi verso il suq. «A più tardi!» lo salutò, un brillante sorriso stampato in volto nonostante l’ora tarda e la richiesta pretenziosa cui stava andando ad obbedire.

Le labbra di Hassan si sollevarono impercettibilmente mentre osservava Zafira allontanarsi lungo la via principale di Chefchaouen.
Ricordava ancora il giorno in cui lei aveva messo piede per la prima volta nel riad, a quel tempo il regno indiscusso di suo padre. Al tempo non aveva più di sei anni, e si trovava lì insieme alla famiglia per una vacanza. “Io da grande voglio vivere qui”, aveva detto in quell’occasione, facendo scoppiare tutti a ridere per la sua buffa determinazione. Tutti, eccetto lui. Lui, dall’alto dei suoi otto anni, l’aveva capito che non era uno scherzo; l’aveva ascoltata, e le aveva annuito, cucendo con lei un accordo che non aveva bisogno di altre parole per essere suggellato.

Proprio per quel motivo, quando se la ritrovò davanti dieci anni dopo, con in mano un borsone e negli occhi quell’inconfondibile scintilla, non ne fu per niente sorpreso. “Zafira”, le disse soltanto, e fu come ricomporre un puzzle che non aveva mai davvero realizzato quanto fosse stato incompleto, svegliarsi da un incubo per ritrovarsi a vivere in un sogno. Da quel giorno erano diventati uno l’ombra dell’altra, legati da un filo invisibile ai molti che tuttavia, loro sapevano, li avrebbe tenuti insieme per sempre, senza il bisogno di dirlo ad alta voce o reclamarlo con un accordo scritto.

«A più tardi…» mormorò tra sé e sé, senza staccarle gli occhi di dosso finché la sua esile figura svoltò l’angolo. «… Amore mio» aggiunse, non appena fu sicuro solo il vento potesse starlo a sentire, e portare a lei, silenzioso come una carezza, le sue parole.

Disclaimer & Copyright

Il contenuto pubblicato nel racconto qui sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore (Legge n. 633/1941): la riproduzione dello scritto, anche parziale, senza autorizzazione è vietata. La storia è un’opera di fantasia. Analogie con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, sono puramente casuali.

Se siete curiosi di leggere altre storie, prima di tutto GRAZIE, e secondariamente… vi basta cliccare qui! 🙂

14 commenti

  1. Lady C.

    Arrivata alla fine di questo racconto, da parte mia è doveroso dirti “BENTORNATAAAAAAA FRA NOIIIIIIII” perché il piccolo testo che hai voluto pubblicare per aprile, non solo risponde perfettamente alla tematica del mese, ma è anche davvero ben fatto <3
    È minuto, non lo si può nascondere, eppure carico di emozioni non troppo taciute, sia nella parte in cui la protagonista "conversa" col gatto sia nella successiva dove scambia qualche battuta con Hassan :3 Ovviamente, alle righe finali il mio cuore ha lasciato qualche battito per strada perché, lo sai, adoro le storie d'amore e questa ha tutta l'aria di diventare qualcosa di oltremodo straordinario (sono certa che te la giocherai alla grande, come sei solita fare tu con estrema facilità) ^_^
    Tuttavia, la ciliegina sulla torta è sicuramente l'ambientazione magica i cui natali hai deciso di regalare a questa vera e propria favola 😀 Fai proprio venir voglia di viaggiare in quel del Marocco e lasciarsi trasportare dal vento serale di Chefchaouen!

  2. Nuage Rose

    Ciao! Eccomi qui per la sfida, anche se in ritardo, ti chiedo scusa (sessione di esami in avvicinamento)
    Tornando a noi, mi piace tantissimo l’ambientazione di questa breve storia, di cui, a questo punto, vorrei anche un seguito. Infatti i personaggi ci sono, la storia si sente quasi, ma manca un approfondimento che mi piacerebbe davvero.
    Non mi resta altro che farti i miei complimenti per la storia, scritta molto bene… e al prossimo racconto!

  3. Silvia tra le righe

    Adoro questo racconto. Scriverai ancora di loro, vero? Davvero bellissimo. Complimenti. Il tema è stato rispettato. Scrivi benissimo. Silvia di Silvia tra le righe.

  4. Ciao Stephi!
    Questo racconto per me è spaziale, davvero ben scritto e perfetto per il tema!
    L’ho adorato, una piccola perla, un sogno o una favola degna delle Mille e Una Notte che mi ha cullata dall’inizio alla fine, ti giuro! Hai creato delle immagini talmente vivide che mi sembrava di essere lì ed è stato un viaggio incredibile. Hai uno stile delicato, che ti fa volere di più e (ti prego) portaci ancora a Chefchaouen!
    Bravissima!

  5. Liv

    Ciao. Ho letto il tuo racconto e ho amato ogni momento. Il mistero, qualche battuta che mi ha fatto sorridere decisamente, l’ambientazione e la descrizione che hai fornito, mi ha portata a sentirmi parte della storia. Ti dico sinceramente che è finita troppo presto xD Sarei curiosa di capire un po’ i retroscena dei protagonisti, un po’ la loro storia e come si intreccia e spero che possano in qualche ritornare in futuro.
    Vorrei inoltre farti i miei complimenti per l’idea, per il modo in cui l’hai sviluppata e perché hai delle idee bellissime e sono contenta di leggerle.
    A presto,
    Liv

    1. Stephi

      Ehilà, ecco Liv che come ogni volta mi fa commuovere per i suoi commenti. Che dire? Grazie davvero di cuore per questo tuo feedback, come sempre super interessante negli spunti oltre che super dolce 🙂 Sono felicissima ti sia piaciuto questo racconto e l’idea sviluppata, di cui però sono io a dover ringraziare te! 😉 Spero di trovargli presto una seconda parte! Ci provo, almeno 🙂 Grazie ancora per aver letto <3

  6. Che delizia questo tuo racconto! Hai creato davvero una bella e intrigante storia con gli elementi forniti. Ho gradito davvero tanto questo viaggio in Marocco e spero che lo continuerai in futuro. I presupposti ci sono per un seguito e se c’è da firmare una petizione per averlo, eccomi pronta 😛

    1. Stephi

      Ciao Tany 🙂 Grazie mille! Non sai quanto sono felice ti sia piaciuto fare questo viaggio in Marocco! Spero di riuscire presto a trovare qualche spunto per un seguito 🙂

  7. Silvia Bragalini

    Ciao Stephi! Come sai non mi era dispiaciuto nemmeno l’esperimento di marzo, ma questo racconto mi ha intrigato di più. L’ambientazione è interessante, le descrizioni suggestive, l’atmosfera da Mille e una notte. Simpatico il gatto parlante! L’interesse amoroso è appena accennato ma incuriosisce, magari si potrebbe pensare ad una continuazione? Mi è piaciuto molto anche lo stile, complimenti! Alla prossima 😃

    1. Stephi

      Ciao Silvia <3 Sono felice che ti sia piaciuto questo tuffo in Marocco, è stato più piacevole anche per me scriverlo :) Sul seguito non prometto niente, mi piacerebbe continuare in qualche modo, mi auguro di trovare presto la giusta idea per farlo ecco :) Intanto grazie di averlo letto e del tuo prezioso commento! Alla prossima, Stephi

  8. Giusy marrone

    Una storia molto originale e brillante, mi è piaciuta molto. Scorre molto fluidamente,sembra quasi una favola ,si sentono in profumi e i suoni che descrivi e si percepisce l’atmosfera. Mi piacerebbe anche leggerne un seguito. Brava

    1. Stephi

      Ciao Giusy! Grazie di cuore del commento, mi fa molto piacere ti sia piaciuta la lettura di questo scritto dopo il racconto deludente del mese scorso! 🙂 Sul seguito non lo so, ma non mi pongo limiti 🙂 Il Marocco mi affascina e scriverne altrettanto, chissà 😉

  9. Ciao Steph.
    Ero curiosa di leggerti perchè l’altra purtroppo per la brevità non sono riuscita a entusiasmarmi troppo, cosa che invece qui non è successo infatti questo racconto l’ho apprezzato di più.
    Che bella l’idea di inserire un gatto parlante anche se non tutti lo sanno, mi è piaciuto molto e devo dire che il tutto scorre molto veloce donando tanta simpatia per chi lo legge. Originale e interessante anche l’ambientazione che hai scelto

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