Racconto “La vera identità di Alexander Durham”

Racconto “La vera identità di Alexander Durham”

Nota al racconto “La vera identità di Alexander Durham”

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Creazione a cura di Tania, del blog My Crea Bookish Kingdon

Cari TaleTellers, questa non è un’allucinazione collettiva. Sto davvero per premere “Pubblica” su un articolo di questo blog dopo oltre un anno di silenzio in cui, vuoi per il Covid, vuoi per la fantasia che si è portato via, vuoi per il lavoro, vuoi per *inserite una scusa qualsiasi qui*, non ho pubblicato neanche uno sputo di parola tra queste pagine. Non mi sembra vero!

L’occasione di questo ritorno sulle scene è tutta da imputare a Lady C. de La nicchia letteraria che, con la sua traccia di ottobre della rubrica “Storytelling Chronicles” a cui il racconto partecipa, è riuscita a farmi riprendere in mano questa sana abitudine – anche se, e qua ve lo dico subito, non sono così soddisfatta del risultato.

Ma non è forse vero che qualcosa è meglio di niente? E allora, ecco qui il mio qualcosa. Nella viva speranza che sia un nuovo inizio, e non una drammatica nuova fine.

Prima di lasciarvi al racconto, vi elenco i numerosi requisiti che abbiamo dovuto inserire nel racconto di questo mese – personalmente avere tanti punti da rispettare mi è stato davvero d’aiuto nella stesura dello scritto, e di questo ringrazio nuovamente Lady C. che non si è data per vinta di fronte alle difficoltà e ci ha spronato fino all’ultimo per farci partorire una storia: missione riuscita! (Spero!)

1) I protagonisti devono essere cinque e devono essere tutti amici.
2) La storia deve descrivere un loro classico sabato sera in compagnia.
3) Deve esserci almeno un colpo di scena da far cascare le braccia.
4) Dovete citare al più tre colori diversi, non importa il come o il perché.
5) Avete presente le due canzoni che state ascoltando di più in questo periodo? Mettetecele.
6) Il finale deve indurre il lettore a porsi domande, ergo deve essere aperto.
7) Non superate le 3000 parole.
8 ) Infine, nella prosa e/o nei dialoghi dovranno apparire minimo otto domande.

Una bella selezione d’ingredienti, vero? Speriamo che il piatto vi piaccia almeno un po’. Buona lettura e, lo spero con tutto il cuore, a presto!

Racconto “La vera identità di Alexander Durham”

«Possibile che sia sempre in ritardo?» sbottò Ivy sbattendo la porta della piccola stanza dopo che, per la quinta volta, aprendola, dall’altra parte aveva trovato solo un buio pesto e il frusciare del vento.

«Starà arrivando, ne sono sicura… non si è mai perso un incontro del Club!» cercò di rassicurarla Lily, senza troppo successo. Seduta sulla poltrona, sbirciava a sua volta dalla finestra sperando di adocchiare una sagoma familiare avvicinarsi alla biblioteca, canticchiando di tanto in tanto il bridge di All Too Well per smorzare la tensione nella stanza. La fortuna, tuttavia, non le aveva ancora sorriso.

Ivy si coprì il volto con le mani, scuotendo la testa. «Se non è qui tra due minuti io lo espello!»

«Non puoi espellerlo per questo, è tuo fratello» bofonchiò Theo, alzando appena lo sguardo dal cellulare per scrutare la ragazza, in preda a una crisi di panico alquanto ingiustificata. Non era la prima volta che il suo migliore amico perdeva la cognizione del tempo e faceva tardi ai loro incontri. Perché questa volta fosse tanto diverso, non riusciva proprio a capirlo.

«Se non ti levi quel telefono dalle mani caccio anche te!» ribatté quella, scattando un’altra volta verso l’uscio. Theo alzò gli occhi scocciato e tornò al suo match di Uno.

Ivy si fiondò sulla porta, abbassando la maniglia nello stesso momento in cui Tom, dall’altro lato, alzò il braccio per bussare. «Ma guardate un po’ chi è arrivato, con solo 28 minuti di ritardo! È troppo pretendere da te un po’ di puntualità, una volta tanto?» Ivy si scostò appena per farlo entrare, richiudendosi in tutta fretta la porta alle spalle, ansiosa di incominciare.

«Se lì fuori sono tutti impazziti per Halloween che colpa ne ho io?»

La sorella sbuffò contrariata, invitando tutti i presenti a sedersi. «Un rapido appello: Lily?» chiamò.

«Alla poltrona!»

«Gracie?» interpellò, senza ricevere risposta. «Gracie?» ripeté, alzando di un tono la voce.

Immersa nella lettura, la più piccola del gruppo sembrò realizzare solo in quel momento che stessero chiamando proprio lei. «Sì, sono qui, ai biscotti!»

Joy annuì soddisfatta. «Tom?»

«Dammi il tempo di togliermi la giacca di dosso, per Dio!»

Ivy lo fulminò con lo sguardo. «Theo?»

Il ragazzo spense a malincuore il cellulare. «Ai fornelli, il solito?»

Tutti annuirono, e quello si avviò verso la parte opposta della sala che ospitava l’angolo cucina, accendendo il fuoco più piccolo. Gracie lo raggiunse subito dopo, attivando il forno: all’interno, una pila di biscotti che attendevano solo il loro turno di essere cotti.

«Bene, sembra che siamo finalmente tutti qui» sottolineò Ivy, incenerendo un’ultima volta il fratello che, abituato ai continui battibecchi, fece spallucce sprofondando sul divano di fronte al caminetto.

«Ho delle novità importantissime da condividere con tutti voi!» proseguì Ivy, saltellando sulla sedia. Gracie, Theo, Lily e persino Tom si voltarono di scatto verso di lei, sorpresi dall’entusiasmo con cui aveva parlato: mai, nei loro ricordi, Ivy era stata tanto felice come sembrava esserlo in quel momento. Doveva essere qualcosa di davvero epocale.

«Beh, sputa subito il rospo!» la sollecitò Lily, alzandosi dalla poltrona per prendere posto ai suoi piedi.

«Io…» mormorò Ivy, prendendo un profondo respiro. «Io credo di sapere chi è davvero Alexander Durham.»

Un silenzio tombale avvolse la stanza.

«T… tu cosa?» gracchiò Tom, rizzandosi in piedi.

«Credo di sapere chi è davvero.»

I cinque si scambiarono sguardi confusi. «In che senso, chi è… davvero

Ivy inspirò, prendendo dalla borsa che aveva appeso allo schienale della sua sedia un’agenda così piena che le pagine si aprivano a ventaglio nonostante fossero avvolte da una corda in cuoio scuro. «Alexander Durham non è il suo vero nome, è uno pseudonimo.»

«Che cosa?» gridarono in coro i suoi quattro amici.

«Sbalorditivo, vero?» annuì Ivy, piena di orgoglio e soddisfazione. Da Presidentessa del Club del Libro di Reading, fondato quattro anni prima insieme ai suoi amici di sempre e da allora riunitosi ogni sabato sera dalle 20 alle 22 proprio per scoprire la vera identità del celeberrimo scrittore loro concittadino, fino ad allora rimasta anonima, averlo finalmente in pugno le faceva girare la testa dalla gioia.

«Io non ti credo» smorzò subito l’entusiasmo Tom, sfidando la sorella.

«Oh, mi crederai presto, fratellino!» ghignò lei in risposta, aprendo dalla fine il grosso volume per raggiungere in tutta fretta l’ultima pagina.

«Non tenerci sulle spine Ivy!» la supplicò Gracie, avvicinandosi.

«Sì, dicci chi è!» incalzò Theo.

Ivy rizzò la schiena contro la sedia, scrutando uno dopo l’altro i suoi amici che, impazienti, pendevano dalle sue labbra. «Con le ultime prove che ho raccolto proprio stamattina…» sussurrò, dipinto in volto il sorriso di chi la sa lunga, «… unite a tutti gli indizi che abbiamo collezionato in questi quattro anni di indagini…» aggiunse, battendo con il palmo della mano l’agenda, «… posso affermare con assoluta certezza che Alexander Durham non è altri che…»

«Oh, smettila, dicci il nome e falla finita!» sbottò Tom, impaziente.

«Samantha, la figlia del postino.»

I cinque si osservarono, facendo propria l’informazione. Uno sguardo, un secondo, un terzo ancora, e prima Tom, poi Theo e a ruota Lily e Gracie si sorrisero e poi esplosero in una risata irrefrenabile, che lasciò Ivy di stucco.

«Fai sul serio?» chiese Theo, asciugandosi le lacrime dagli occhi.

«Questa è proprio buona sorellona! Hai mai pensato di partecipare a uno di quei programmi per comici?» la sbeffeggiò Tom.

«Non ci crederei nemmeno se scrivesse un romanzo intero davanti a noi» aggiunse Gracie, le guance bordeaux, incapace di respirare tanto stava ridendo.

«Sì, ridete pure, ridete pure. Le prove ci sono, e sono in-con-fu-ta-bi-li!» scandì Ivy, sicura di sé come mai lo era stata in vita sua.

«Giuro che muoio dalla voglia di sentirle» ribatté Tom.

«Allora mettiti comodo, non ti deluderò.»

Senza distogliere lo sguardo da Ivy, Tom prese posto di fronte a lei, pronto a deridere la sorella indizio dopo indizio. Samantha: questa sì che era buona. Doveva ammetterlo, Ivy si era impegnata parecchio per farli divertire quella sera.

«A che punto siamo con le vivande?» chiese Ivy prima di continuare, lo stomaco sottosopra e non solo per la tensione dovuta alla rivelazione.

«I biscotti sono pronti, sentite che profumo di cannella!» esclamò Gracie tutta felice.

«Anche il the, prendete le tazze, ma state attenti a non scottarvi! Tom, la blu. Ivy la viola. Gracie oggi a te la rossa, e la gialla a Lily. Io mi prendo quella bianca.»

Quando tutti ebbero preso il proprio bicchiere e il proprio posto di fronte alla sedia di Ivy, schiarendosi la gola la ragazza iniziò a parlare.

«Indizio numero uno: Samantha ha studiato letteratura.»

Theo alzò le spalle. «Non è un vero indizio: chiunque può scrivere, anche se non ha una laurea in lettere.»

«Vero, ma difficilmente può avere l’accuratezza e la conoscenza del nostro Alexander quando si tratta di fonti, e nella saga di Mysteria ne cita davvero troppe per essere solo un appassionato.»

Lily sembrò rifletterci su. «Non è del tutto impossibile…»

Ivy sorrise soddisfatta, incassando il punto. «Seconda prova: Samantha ha vissuto sei mesi in Nuova Zelanda, tutti i romanzi della saga sono ambientati lì.»

«Chiunque può viaggiare oggi giorno per trarre ispirazione Ivy, basta una connessione internet…»

«Ci ho pensato anche io Gracie, ma riflettici: sono descrizioni troppo piene di particolari per essere frutto dell’immaginazione. Solo una persona che ha speso lì del tempo, che ha vissuto quei luoghi e ne ha respirato a pieni polmoni l’atmosfera sarebbe capace di riprodurla tanto fedelmente in dei libri. Non può essere solo fantasia.»

«O forse conosce qualcuno che c’è stato e gliel’ha raccontato?»

«Non ci credi nemmeno tu, Theo…» Il ragazzo guardò altrove, colpevole.

«Terzo indizio…» proseguì Ivy, tirando fuori dalla tasca il cellulare e premendo play. Le prime note di Me, Myself and I risuonarono nella stanza. «Scusate, playlist sbagliata…» imprecò. Aperte le registrazioni, fece partire l’audio giusto, quello che lei stessa aveva udito con le sue orecchie quella mattina: Samantha che recitava ad alta voce una storia.

«Quella che state ascoltando è Samantha. Samantha che detta al computer il primo capitolo del prossimo libro della saga di Mysteria. L’ultimo.»

La ragazza, la cui voce delicata continuava a risuonare dalle casse del cellulare di Ivy, sembrava intenta a leggere, più che a scrivere. Parlava con troppa sicurezza, senza esitazioni, come se fosse davanti a un testo scritto, non alle divagazioni della sua immaginazione. Tuttavia, Theo, Lily e Gracie ammutolirono. Tom invece, che fino a quel momento aveva ascoltato la sorella esporre le sue teorie in silenzio, si fece scuro in volto, le labbra semi aperte, come se fosse sul punto di dire qualcosa ma non riuscisse a trovare le giuste parole per farlo.

«Samantha è Alexander Durham. Non so perché usi uno pseudonimo, non so come sia riuscita a mantenere il segreto tanto a lungo, ma questo è l’anello che mancava, la linea che unisce i punti che abbiamo raccolto in questi quattro anni di incontri del nostro Club. Ma poi, pensateci. Non è neanche così improbabile: suo padre fa il postino! Quale migliore copertura per consegnare gli scritti all’editore senza farsi individuare? È così geniale!»

«Sembri davvero convinta…» mormorò Tom, mordendosi il labbro.

«Lo sono. Più chiaro di così, Tom, che altro dovremmo trovare? Lo sta letteralmente scrivendo a duecento metri da qui, forse in questo preciso momento, il finale. È sempre stata davanti ai nostri occhi e non ce ne siamo mai resi conto!»

Lily si alzò in piedi, sconvolta. «Non ci posso credere.»

Gracie la imitò. «Tutti questi anni…»

Theo, gli occhi fissi su Ivy, pareva sul punto di svenire. «Una “Miss Nessuno” qualsiasi…»

«E se ti sbagliassi?»

Ivy quasi si strozzò, il sorso di the appena ingurgitato andato improvvisamente di traverso.

«Che cosa vuoi insinuare?» chiese, tossendo, al fratello.

«Che sei completamente fuori strada, sorellona.»

«Hai forse una teoria migliore?»

«Ho molto di più di questo…»

Tom si alzò in piedi e prese dalla tracolla che l’accompagnava ovunque una pila di fogli, alta quanto una risma, coperti fitti fitti da muri di parole stampati a inchiostro nero sulle pagine chiare e annotati a matita sui bordi. Con un profondo respiro, dopo averlo stretto in un abbraccio, consegnò il plico alla sorella, che sbiancò in volto come avesse appena visto di fronte a sé un fantasma.

Theo, Gracie e Lily si avvicinarono ad Ivy, sul volto una smorfia confusa.

«E questo che cosa vorrebbe significare?» trovò il coraggio di chiedere lei, muovendo freneticamente lo sguardo dal malloppo al fratello e viceversa.

«Che hai torto, sorellona. Alexander Durham non è Samantha. Il vero Alexander Durham… Sono io.»

Disclaimer & Copyright

Il contenuto pubblicato nel racconto qui sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore (Legge n. 633/1941): la riproduzione dello scritto, anche parziale, senza autorizzazione è vietata. La storia è un’opera di fantasia. Analogie con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, sono puramente casuali.

Se siete curiosi di leggere altre storie, prima di tutto GRAZIE, e secondariamente… vi basta cliccare qui! 🙂

4 commenti

  1. Angeltany91

    Sei stata superba. Posso dire che nonostante la difficoltà dovuta al blocco (come ti capisco) sei riuscita a creare qualcosa di veramente bello. Tutto questo mistero e scambio di opinioni mi sono molto piaciuti.

    1. Stephi

      Ciao Tany e grazie mille per il tuo commento!! 🙂 Mi fa super piacere ti sia piaciuto il racconto, davvero. Spero che il blocco ci lasci stare presto, è snervante non sapere mai dove sbattere la testa e riuscire a buttare giù due parole 🙁

  2. Liv

    Ciao compagna di blocco, di scleri, di disperazione.
    Ho letto la tua storia e sono super curiosa adesso, voglio sapere tutta la storia di questi amici e delle loro indagini, di come sono iniziate, tutto. Sono dei personaggi molto divertenti, mi hanno fatto sorridere mentre leggevo la storia e me li immaginavo ognuno immerso nel suo mondo, nel suo spazio eppure unito in qualche modo agli altri.
    Ad un certo punto ho avuto il dubbio che lo scrittore fosse uno di loro e quindi vorrei sapere adesso come ha fatto a nasconderlo per tutto questo tempo, perché non è facile.
    Dunque, a quando la prossima puntata?
    Complimenti per aver provato, perché hai scritto una storia divertente, davvero carina.
    A presto.
    Liv

    1. Stephi

      Cara compare di tutto, grazie infinite per questo commento!! Mi fa super piacere essere riuscita a catturare la curiosità con questo piccolo racconto e di aver dato vita a dei personaggi divertenti pur avendo poca fantasia nello scriverli 🙂 Però sarebbe simpatico raccontarne di più in effetti, sono dei bei tipi. Chissà, se torneranno a bussare alla mia testa 😛

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