Recensione Serie tv “Love & Anarchy”

Titolo: Love & Anarchy (Kärlek & Anarki)
Anno: 2020 – in produzione
Regia: Lisa Langseth, Halex Haridi
Cast principale: Ida Engvoll, Björn Mosten, Björn Kjellman, Gizem Erdogan, Reine Brynolfsson, Johannes Kuhnke, Carla Sehn
Genere: commedia drammatica, sentimentale
Lingua originale: svedese

Avete presente quei giorni in cui volete guardare qualcosa, ma allo stesso tempo scartate una dopo l’altra tutte le proposte? Ebbene, era esattamente così che mi sentivo quando mi sono imbattuta in Love & Anarchy, serie televisiva svedese distribuita da Netflix.

Due parole, amore e anarchia. Già il titolo mi intrigava, ho cliccato “comincia a guardare” e beh, che dire, ne sono rimasta affascinata. Il cast mi ha subito conquistata e gli attori hanno saputo, a mio parere, fare proprio ogni personaggio. Una recitazione coinvolgente, fluida e naturale che spinge a restare incollati allo schermo per sapere cosa accadrà. Bellissima la chimica fra i due attori protagonisti, supportata da una cornice altrettanto affiatata. Non aspettatevi la classica commedia romantica, sia chiaro. Se dovessi descriverla con un aggettivo, direi insolita. È quel genere di serie televisiva che o ti piace o non ti piace, ma che secondo me merita di essere guardata fino in fondo, qualsiasi sia la risposta.

La trama in sé è molto semplice, una donna in carriera, madre di famiglia e moglie insoddisfatta che si ritrova a lavorare come consulente in una casa editrice dove farà la conoscenza di un affascinante ed intrigante ragazzo. L’incontro fra i due darà inizio ad un gioco inusuale che sarà il filo conduttore di tutta la storia e delle vite dei suoi protagonisti. L’ambientazione è essenziale e curata nel dettaglio, quasi a rafforzare quel senso di immobilità che sembra pervadere sullo sfondo, in forte contrasto con le dinamiche rappresentate.

Qui, i veri protagonisti sono gli stati d’animo dei personaggi. Ciò che la rende accattivante è quel miscuglio di ironia e stravaganza unito ad una costante provocazione verso una buona società fondata sull’apparenza e la superficialità e dove la diversità diventa pazzia e il perbenismo regna sovrano. Ogni comportamento sembra essere portato all’estremo, come dimostrano le sfide di quel gioco ormai innescato, che si susseguono incuranti in un crescendo di cause ed effetti.

Ho amato l’imperfezione e l’umanità dei personaggi rappresentati, vittime di debolezze e fragilità, costantemente chiamati ad affrontare sé stessi. Chi ci riuscirà e chi invece rimarrà ancorato ai propri schemi verrà svelato lentamente. Lo spettatore rimarrà inconsapevolmente travolto da queste vite che osserva scorrergli davanti agli occhi e si ritroverà a riflettere, pensare, scegliere, sentire con loro.

Insomma, un connubio di rabbia, divertimento, eccitazione, provocazione e fierezza. Ci sono stati momenti in cui ho riso, altri dove mi sono sentita talmente infastidita da voler spegnere tutto. Però sono felice di non averlo fatto e di essere arrivata alla fine del viaggio. Ma sarà davvero concluso?

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