Racconto “Quel maledetto compleanno”

Racconto “Quel maledetto compleanno”

Nota

Creazione a cura di Tania, del blog My Crea Bookish Kingdon

Cari lettori, eccoci al secondo appuntamento della rubrica Storytelling Chronicles, ideata da Lady C. de La nicchia letteraria nata come occasione di ritrovo per giovani penne desiderose di mettersi alla prova con la scrittura su un tema scelto a cadenza mensile nel gruppo Facebook dedicato.

Nel mese di febbraio è stata Simona, una delle partecipanti a queste nostre sfide mensili, a scegliere il tema del racconto, e ci ha proposto un argomento intrigante, che spero di essere riuscita a cogliere nelle sue sfumature: “Cartoline dall’inferno: un messaggio, proveniente da qualcuno del passato o da uno sconosciuto, capace di destabilizzare il protagonista tanto da scuoterlo fin nelle sue profondità”. Niente male, vero? Spero che il racconto sia riuscito, e come sempre vi aspetto nei commenti per leggere tutti i consigli e suggerimenti del caso! Buona lettura, Stephi. 

Quel maledetto compleanno

«Auguri Vicky!»
«Buon compleanno!»
«Tanti auguri!»
«Ora ci compri tu l’alcol?»
Tutti scoppiano in una fragorosa risata.
«Grazie ragazzi!» rispondo, commossa, abbracciandoli uno ad uno. Mi hanno preparato una splendida sorpresa: entrata in classe, accesa la luce, mi sono ritrovata di fronte tutti quanti i miei compagni con in mano un cupcake e buffi palloncini allacciati ad ognuna delle sedie.

«Bene bene, che si festeggia qui?» chiede entrando la professoressa Williams, la nostra docente di letteratura.
«Il compleanno di Victoria, signorina Williams!» spiega Becky, la mia più cara amica.
«Auguri, cara!» sorride la professoressa, «Vorrà dire che oggi ti risparmierò dall’interrogazione. Se vi sedete tutti entro dieci secondi.»
Ognuno corre al suo posto, trattenendo a stento le proteste.
«Bravi ragazzi!» esclama la signorina Williams sghignazzando. E la lezione ha inizio.

«Allora, ragazza, come pensi di festeggiare questa splendida giornata?» Becky e io camminiamo a braccetto lungo i corridoi della scuola dondolando qua e là fino ai nostri armadietti.
«Al solito: ho fatto colazione dalla signora Harris, per pranzo andrò con i miei dal signor Lewis, questo pomeriggio lo passerò a studiare insieme alla mia migliore amica» dico, ammiccando in sua direzione, «e poi chi lo sa, in realtà i miei non avevano ancora deciso niente ieri sera, o se l’hanno fatto, non l’hanno condiviso con me» aggiungo, un po’ delusa.
«Un’altra sorpresa in arrivo?» suggerisce Becky, che sembra avere le idee ben più chiare delle mie.
«Ne sai qualcosa?» la incalzo.
«Assolutamente niente!» giura.

Da quando ne ho memoria, lei e i miei genitori hanno sempre tramato alle mie spalle, nel giorno del mio compleanno, per regalarmi una giornata perfetta sotto ogni punto di vista. Da quando mi hanno rivelato di non essere i miei veri genitori, ma i miei genitori adottivi, ancor di più. Gli anni scorsi era stato facile indovinare la sorpresa: Becky non è proprio brava a mentire, così, sollecitandola un po’, mi aveva sempre rivelato qualche indizio sulle idee folli che aveva aiutato John e Denise a realizzare, oggi invece sembra davvero non averne idea, e la cosa mi sembra parecchio strana.

«Non ne hai davvero idea o è un’altra bugia a fin di bene?» le chiedo.
«Giuro solennemente che questa volta ignoro cos’abbiano preparato quei due anche io» conferma, e nella sua voce sembra esserci una sfumatura leggermente preoccupata.
«Non so se sia un bene o un male» le confido. «Almeno se dietro c’era il tuo zampino avevo la certezza di non ritrovarmi mai, che ne so, a cantare a un karaoke di fronte a mezza città.»
«Sai che mi hai dato un’idea bellissima per l’anno prossimo?»
«Se anche solo ti è passata per la mente, non siamo più amiche!»
Becky scoppia a ridere, e io insieme a lei.

Raccolti i quaderni dagli armadietti, ci dirigiamo verso il giardino della scuola. Nonostante i diversi ombrelli aperti per la pioggia a ridurre la visibilità, non riesco a scorgere i miei, come al solito, di fronte al cancello ad aspettarmi. “Questo sì che è insolito”, penso, guardandomi un po’ in giro.
«Vedi mica…?»
«No, che strano. C’è mia madre ma non la tua. Questo è ancora più strano!»
«Provo a chiamarli» aggiungo, cercando di non mostrare a Becky la preoccupazione che, attimo dopo attimo, mi sta attanagliando lo stomaco.

Appena recupero il telefono dallo zaino, trovo un messaggio di mio padre: “Vicky, scusaci terribilmente, incidente con nonna. Poi ti spieghiamo! Ci vediamo direttamente da Lewis, ok? Rispondi appena puoi, grazie tesoro. A tra poco, papà!”
«Buongiorno Jane! A quanto pare è successo qualcosa dalla nonna» spiego a Becky, salutando sua madre.
«Vicky, tesoro, buon compleanno!» risponde lei abbracciandomi, e facendomi tranquillizzare.
«Qualcosa tipo? Niente di grave vero?» mi chiede subito Becky.
«Non sembra, il tono è allegro e ha usato… un’emoji!!!»
Becky scoppia a ridere, allentando la tensione.
«Allora mi scrivi quando hai finito e ti raggiungo?»
«Ti scrivo quando ho finito e mi raggiungi!» confermo.
«Perfetto, a più tardi!»
«A dopo!»
Saluto Becky e Jane e mi avvio verso il ristorante del signor Lewis.

Quando arrivo alla tavola calda, non trovando nuovi messaggi di mio padre, decido di entrare. Fuori piove, la tipica pioggia dell’inverno inglese, ed essendomi già beccata un bel raffreddore due settimane fa, non voglio replicare. Appena dentro scruto un po’ i tavoli, ma dei miei, anche qui, non c’è traccia.
«Salve, signor Lewis!» saluto l’anziano proprietario.
«Oh, Vicky cara, ciao! Buon compleanno!» dice, abbracciandomi.
«Grazie!» rispondo, sorridendo. «Non è che per caso hai nascosto i miei da qualche parte?» mi informo.
«No, mi spiace, non sono passati di qui.»
Un’altra cosa assurda.

«Uh, ok… mi diceva papà di vederci direttamente qui, pensavo fossero arrivati prima di me… Fa niente, ora lo chiamo!»
«Certo tesoro. Ti preparo intanto un tavolo per tre, che dici?»
«Oh, magari!» rispondo, seguendolo in sala. All’interno del ristorante, essendo un insulso lunedì, non c’è quasi nessuno; soltanto un paio di operai intenti a mangiare quanto più velocemente possibile per ritornare presto al lavoro.
«Prego, questo tavolo è tutto per voi!» dice il signor Lewis indicandomi il posto, nell’angolo del locale più lontano da tutti gli altri. «Così potete trascorrere una bella pausa pranzo senza dovervi sorbire le lamentele di quegli antipatici avventori mordi e fuggi!» ridacchia.
«Grazie, davvero!» rispondo, accomodandomi.

Appena il signor Lewis si allontana, prendo il telefono dalla borsa e provo a chiamare a rotazione prima mio padre, poi mia madre, infine la nonna: nessuno risponde. “Io davvero non capisco!”, mi dico, mentre afferro il giornale e inizio a sfogliare le pagine di cronaca locale.
Dopo diversi articoli dedicati alle imminenti elezioni locali, e i soliti battibecchi per l’irregolarità del trasporto pubblico, per ammazzare il tempo in attesa di un cenno di qualche tipo dai miei inizio a leggere le offerte di lavoro, ma tra un’offerta di babysitting e l’altra trovo un annuncio che mi spiazza:

“Cara Vicky, so che ti sembrerà assurdo trovare queste parole qui, ma è il tuo diciottesimo compleanno e non potevo non farti gli auguri. Buon compleanno, amore mio. La tua (vera) mamma.”

Rileggo lo strano messaggio una trentina di volte, presa da una sensazione di sgomento crescente, prima di riporre il quotidiano sul tavolo di fianco. “Dev’essere uno scherzo” mi dico. “Ci sarà qualche altra Vicky che legge le offerte ogni giorno e la madre avrà voluto farle una sorpresa, per forza, d’altronde questo giornale viene letto in tutta l’Inghilterra!”, mi ripeto. “Sì, sicuro, non parlava a me”.

Provo a richiamare i miei, ma sembrano scomparsi nel nulla.
«Vuoi sgranocchiare qualcosa, mentre aspetti?» Il signor Lewis mi riporta alla realtà.
«No grazie, io… Quante possibilità ci sono che un’offerta del Mail sia stata scritta di proposito per essere letta da me?»
Il signor Lewis mi scruta con uno sguardo interrogativo. «Che intendi dire?»
Riapro il giornale e gli mostro l’annuncio. «Questo. Non è… strano?»
«Strano è strano» conviene. «Ma le probabilità sono infinitamente piccole, tesoro. Non ti fasciare troppo la testa» mi rincuora.

«Vicky, tesoro, tieni!» È la signora Lewis a parlare, raggiungendo il marito nella sala con una busta in mano. «Un regalo di compleanno!» aggiunge, consegnandomela.
«Ma signora Lewis, non serviva, davvero!» dico, abbracciandola.
«Oh tesoro, ma non è da parte mia…»
«E allora da parte di chi?»
«Di quella signora» dice, indicando una donna che si sta allontanando lungo il lato opposto della strada, visibile dalle grandi vetrate della sala in cui siamo.

Stringo la lettera quasi accartocciandola e, facendomi largo tra i due coniugi, esco dal locale e mi lancio all’inseguimento della persona indicata dalla signora Lewis, ma la perdo di vista dopo un paio di vie.
«Merda!» urlo, il volto rigato dalle lacrime mischiatesi con la pioggia che, silenziosa, cade incessante in quello che senza dubbio è il giorno peggiore della mia vita.

Apro allora la lettera, cercando una risposta alle mille domande che mi riempiono i pensieri: chi è quella donna? Cosa vuole dalla mia esistenza? Perché questo messaggio? Perché non presentarsi? Cosa crede di ottenere da me? Ha fatto qualcosa ai miei genitori? È davvero mia madre? Può mai comportarsi così, una madre?

“Cara Vicky, ho visto che hai letto l’annuncio. No, non è un caso, era proprio per te. Sono anni che aspetto questo momento, anni che ti guardo crescere da lontano cercando il coraggio di avvicinarmi e spiegarti, anni che fallisco, miseramente, ogni singolo tentativo. Non odiarmi per questo. Non sarei stata una buona madre per te, non come lo è stata lei. Vorrei però sapessi che esisto. E che ho scelto per te il meglio che ho potuto. Buon compleanno, bambina mia. Ti voglio bene, te ne vorrò sempre. Mamma.”

Disclaimer & Copyright

Il contenuto pubblicato nel racconto qui sopra è protetto dalla normativa vigente in materia di tutela del diritto d’autore (Legge n. 633/1941): la riproduzione dello scritto, anche parziale, senza autorizzazione è vietata. La storia è un’opera di fantasia. Analogie con fatti, eventi, luoghi e persone, vive o scomparse, sono puramente casuali.

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8 commenti

  1. Ciao Stephi!
    Wow, che racconto! Diciamo che come compleanno e sorpresa è abbastanza inquietante! La cartolina dall’inferno porta con sé un passato davvero incredibile e soprattutto sconvolgente per questa giovane protagonista. Direi che Vicky ha bisogno di un nuovo racconto per farci sapere come proseguirà questa sua incredibile scoperta, anche perché devo sapere come va a finire 😂 Hai creato una storia davvero perfetta, anche con quell’alone di mistero che ti fa restare con il fiato sospeso!
    Brava!
    Alla prossima, Federica

    1. Stephi

      Ciao Fede, grazie mille! Sono felice di essere riuscita a rispettare il tema di Simona e regalarvi un racconto inquietante! Non ho ancora deciso se e come continuare la storia di Vicky, ma sicuramente ha delle domande aperte a cui rispondere ahah 🙂

  2. Liv

    Non puoi lasciarmi così. Quel finale? Adesso devi scrivere un seguito perché io devo sapereeeee. Bravissima, mi è piaciuto davvero tanto il tuo racconto. Ho sentito un climax, l’attesa per poi boom, la bomba finale. Ho apprezzato il modo leggero in cui hai iniziato, l’amicizia, i piccoli dettagli per capire chi è la protagonista per poi arrivare a creare dei dubbi nella mente di chi legge e sganciare la bomba alla fine. Solo che adesso io ho mille domande! Complimenti davvero.

    1. Stephi

      Il finale aperto è il mio finale preferito <3 ahahah no scherzo, in realtà non ho idea di come continuare questa storia eventualmente! Però sono felicissima che il racconto anche così ti sia piaciuto :)

  3. Silvia Maria Bragalini

    Ciao Stephi!
    Povera Vicky, non vorrei mai davvero vivere un compleanno come il suo. Personalmente credo che i genitori che rinunciano ai figli dovrebbero lasciarli liberi di vivere con la loro famiglia adottiva, ma questo è un parere… e poi, si può solo immaginare che cosa si scateni nell’animo di una donna che ha dovuto fare una scelta simile, ed il tuo racconto lo illustra molto bene. Hai saputo orchestrare ad hoc la narrazione, creando un crescendo di tensione: nel mezzo una situazione ordinaria e divertente hai inserito una sensazione di ansia e di preoccupazione che poi, nel ristorante, è come esplosa. Complimenti anche per lo stile scorrevole, che porta il lettore alla conclusione – forse un po’ sospesa – di questa vicenda. Ci saranno altri sviluppi? Vedremo…
    Nel frattempo, complimenti e alla prossima!

    1. Stephi

      Ciao Silvia cara, grazie davvero per i complimenti! Sono felice ti sia piaciuto e non posso che concordare con te, un compleanno del genere non lo augurerei a nessuno, tanto che mi sono sentita in colpa a “regalare” a Vicky una giornata del genere eheh! Riguardo alla storia, posso dirti che sono della stessa tua opinione, penso sia più corretto nel confronto dei figli lasciarli crescere in autonomia e nel caso credo stia al volere dei figli stessi cercare i propri genitori naturali, qualora vogliano avere risposte alle proprie domande. Ovviamente per scrivere un racconto da incubo ho dovuto ribaltare la convinzione, sono felice di esserci riuscita bene 🙂 Ti ringrazio di cuore per il commento! A presto, Stephi

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